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Karate-do
In India in una famiglia benestante nasce Bodhidharma, l’uomo al quale si attribuisce grande merito per lo sviluppo del Karate. Il monaco Bodhidharma, nel 529 d.C. si trasferì nella Cina del Nord, decisione presa dopo la morte del suo maestro Prainatara, per poi proseguire il suo viaggio sino alle isole okinawensi, dove cambiò il proprio nome in Daruma Tashisi. Il concetto fondamentale dell’insegnamento di Bodhidharma è che vi sia un legame tra lo spirito e il corpo. Il suo metodo d’insegnamento prevedeva durissimi esercizi fisici, improponibili ora, ma che allora significavano una quasi certa garanzia di sopravvivenza. Da allora i monaci che si sottoposero al suo insegnamento divvennero dei formidabili lottatori senza l’uso delle armi.
Nel 1609, il Giappone invase Okinawa -allora cinese- ponendo fine alla sua indipendenza e rendendola regione dell’Impero Giapponese. Gli imperatori nipponici vietarono agli isolani l’uso delle armi. Chi ne veniva trovato in possesso finiva in carcere e in seguito ucciso. Gli abitanti di Okinawa mal sopportavano tali imposizioni e soprusi, così affinarono le uniche armi in loro possesso nella lotta. Esercitando le loro armi “naturali” (gambe e braccia) divennero esperti combattenti. A Okinawa dapprima segretamente e poi alla luce del sole nacquero le prime scuole di Karate volgarmente chiamate “Okinawa-Te” (Mano di Okinawa) che comprendevano tre diverse scuole d’insegnamento nate a specchio delle qualità fisiche e mentali dei maestri. Queste erano conosciute con i nomi di: Shuri-Te, Naha-Te e Tomari-Te.
Tra il 1900 e il 1920 furono i viaggi di questi e altri maestri in Giappone a facilitare l’entrata ufficiale del Karate in Giappone riconosciuto nel 1923. Alcuni grandi maestri dopo circa 30 anni di anonimato ed insegnamento in gran segretezza, si fecero promotori del definitivo sviluppo delle Arti Marziali in Giappone. Ebbero fortuna grazie all’appoggio del Governo che introdusse nelle scuole queste nuove discipline sportive. Ad Okinawa, l’Okinawa- Te era divenuto popolarissimo e più seguito del Kendo e del Judo. I migliori maestri erano di queste isole. Tre capi-scuola assunsero il compito di divulgare e codificare il Karate-Do (la via del Karate) in Giappone: Kenwa Mabuni per lo Shito-Ryu, Choiun Miyagi per il Goju-Ryu e Gichin Funakoshi per lo Shotokan.
I tre maestri modificarono le regole riguardanti l’esito finale del combattimento, che non poteva continuare ad essere la morte o l’invalidità del perdente. Inserendo il Karate come disciplina sportiva scolastica, l’aspettativa in un combattimento era la vittoria sportiva quindi era ovvio che si pensasse soprattutto all’incolumità fisica dei combattenti. Come potevano essere scagliati i colpi in punti vitali senza provocare danni permanenti se non addirittura la morte? Fu così deciso ed introdotto il controllo dei colpi e quasi tutti i maestri concordarono con questa importantissima innovazione, che consiste tuttora nel far vibrare le tecniche con la massima carica psicofisica e nell’arrestarle a pochi millimetri dal bersaglio contraendo i muscoli interessati (Kime) ed emettendo il Kiai (urlo liberatorio o urlo dello spirito). Nel 1923 il maestro Gichin Funakoshi capo-scuola dello Shotokan decide di trasferirsi in Giappone per diffondere il Karate su larga scala. Insieme ad alcuni suoi allievi fonderà la Japan Karate Association (J.K.A), organizzazione tuttora esistente e che conta centinaia di migliaia di associati.
Il Karate ha origini radicate nei secoli ed è stato sottoposto nel tempo, con l’evolversi della civiltà e della cultura, a tanti cambiamenti assumendo caratteristiche sempre più di tipo sportivo. Se originariamente il Karate fu ideato e studiato esclusivamente come Arte di Difesa, con il tempo e con la sua diffusione mondiale, ha subito le influenze dei costumi e delle culture di tutti i Peasi in cui è praticato. Oggi questa disciplina sportiva è organizzata in Italia da enti e federazioni che ne promuovono e pubblicizzano la valenza educativa e sportiva.
Lo sport verte su due specialità: il Kata e il Kumite. Il Kata è uno schema tecnico predefinito dove l’atleta simula un combattimento contro uno o più avversari, mentre il Kumite è una competizione sportiva tra due atleti che combattono finalizzando delle tecniche codificate dal regolamento di gara: entrambi si muovono nella massima libertà cercando di portare a segno tecniche vincenti e spettacolari vincolati solo dall’obbligo di non poter affondare i colpi, bensì di arrestarli clash royale boom a pochi millimetri dall’avversario. Nelle manifestazioni sportive il Kata è suddiviso in categorie di età e grado di cintura (bianca, gialla, arancione, verde, blu, marrone, nera) mentre il Kumite in categorie di età, grado e peso al fine di ottenere la massima spettacolarità nel rispetto dell’incolumità degli atleti. Oggi sono riconosciuti nel mondo molti stili diversi di Karate: citiamo solo tre degli stili più noti: Goju, Shotokan, Shito.